1915: l'Italia va in trincea by Gastone Breccia

1915: l'Italia va in trincea by Gastone Breccia

autore:Gastone, Breccia [Breccia, Gastone]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Biblioteca storica
ISBN: 9788815323958
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2015-10-14T22:00:00+00:00


L’importanza della posizione era evidente: i reparti dei due eserciti rimasero così a fronteggiarsi dai lati opposti del nudo tavolato che costituisce la sommità del monte Piana. Le posizioni italiane costituivano un pericoloso saliente incuneato nella linea difensiva nemica: per questo, fin da prima dello scoppio delle ostilità, gli austriaci avevano cercato di rinforzare alcuni capisaldi circostanti, in particolare quello di monte Rudo, che domina monte Piana dall’altro lato della valle della Rienza, e quelle di Prato Piazza – monte Specie, sul versante occidentale della val di Landro[83].

Questo significava che le truppe italiane potevano essere bersagliate da tiri d’artiglieria provenienti sia da ovest sia da nord, il che avrebbe reso estremamente rischioso un assalto diretto alle trincee austriache che difendevano il margine settentrionale del monte Piana. Nonostante ciò, la prospettiva di uno sfondamento verso la val di Landro era talmente vantaggiosa, dal punto di vista strategico, da indurre il generale Nava, comandante della 4a armata, a ordinare un attacco frontale attraverso il desolato pianoro tra le vette del monte, a oltre 2.000 metri di quota.

Nella prima fase della campagna, a dire il vero, Nava non si era distinto per eccessiva audacia; ma dopo oltre un mese e mezzo di azioni inconcludenti, disponendo ormai di forze adeguate anche dal punto di vista del parco d’artiglieria pesante, non poteva esitare oltre nell’ottemperare a quanto gli veniva chiesto dal Comando Supremo – ovvero, minacciare le comunicazioni austriache attraverso la val Pusteria. Il 9 luglio riprese dunque con maggior vigore il bombardamento delle posizioni fortificate nemiche in val di Landro e sulle cime circostanti, che venne giudicato piuttosto efficace dal comandante della «2a frazione di parco d’assedio»[84]. Due giorni dopo Nava sollecitava il comandante del I corpo d’armata, generale Ottavio Ragni, a muovere senza indugio all’attacco dello sbarramento di Landro-Plätzwiese, un’operazione complessa di cui la conquista del monte Piana avrebbe dovuto rappresentare un passaggio decisivo. Ragni non seppe far altro che chiedere nuovi rinforzi, in realtà inutili: come in molti altri casi, non solo sulle Dolomiti, la quantità di uomini disponibili era più che sufficiente, anche perché lo spazio per il loro impiego era spesso limitato; ciò che mancava erano semmai armi d’accompagnamento e soprattutto tattiche adeguate alle difficoltà poste dal terreno e dagli apprestamenti nemici. Di fronte a quest’ennesima esitazione, segnalatagli da Nava, si decise a intervenire Cadorna, che il 14 luglio «silurò» il generale Ragni, confermando gli ordini per un attacco immediato al monte Piana.

Nonostante la crisi di comando, la fanteria del I corpo d’armata mosse finalmente all’attacco la mattina del 15 luglio. La responsabilità dell’intera operazione venne affidata al comando della brigata «Marche», che predispose un’avanzata su tre colonne: a destra (nord-est) doveva avanzare un battaglione del 56o reggimento, con obiettivo la testata settentrionale della val Rinbianco; al centro, la colonna principale, costituita da due battaglioni del 55o reggimento e da una compagnia alpini, doveva scacciare gli austriaci dal margine nord del pianoro sommitale del monte Piana, preparandosi poi a scendere verso la val di Landro; a sinistra, un altro battaglione



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